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intelligenza artificiale a che punto siamo

Intelligenza artificiale: a che punto siamo?

Quando si parla di intelligenza artificiale, e soprattutto quando si pensa all’evoluzione di questa tecnologia nel futuro, l’immaginazione rischia di giocare brutti scherzi: tra speculazioni, film di fantascienza e allarmismo generale si rischia di allontanarsi notevolmente da quelli che sono ad oggi i traguardi raggiunti dall’uomo in questo campo.

A che punto siamo con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale?

La singolarità tecnologica

Quando pensiamo all’AI come alla realtà raccontata nei libri di Asimov o in film come Blade Runner, stiamo in realtà pensando a ciò che viene definito singolarità tecnologica. Tuttavia, ci sono vari passaggi per raggiungere (o forse sarebbe meglio dire per immaginare) quel risultato.

Prima di arrivare a esseri senzienti in grado di replicare in tutto e per tutto, e addirittura di migliorare, le capacità umane, è necessario passare attraverso alcuni importanti checkpoint.

Artificial general intelligence

Il primo di questi passaggi è l’AGI, artificial general intelligence, ossia un’intelligenza artificiale brava tanto quanto l’uomo a svolgere le attività umane. Un modello tecnologico in grado di replicare il modello umano.

Artificial super intelligence

L’evoluzione dell’AGI è l’ASI, artificial super intelligence, quella che molti chiamano appunto singolarità tecnologica, ossia quel momento di innovazione tecnologica in cui la macchina è in grado di superare l’uomo nello svolgimento di varie funzioni.

A che punto siamo?

In questo preciso momento storico l’uomo sta cercando di sviluppare l’AGI, ma si tratta di un obiettivo ancora lontano. Siamo infatti in uno step precedente in cui il tentativo è quello di allenare dei grandi modelli di linguaggio a ragionare. Attualmente infatti abbiamo sviluppato un’importante tecnologia in grado di parlare con l’uomo, ossia di riconoscere i suoni, di comprenderne la logica e di rispondere, cominciando vere e proprie conversazioni.

L’obiettivo per passare allo step successivo dell’innovazione è quindi proprio quello di riuscire a far ragionare correttamente un modello di riconoscimento del linguaggio, in maniera tale da passare da tecnologie come i chatbot a tecnologie più avanzate.

Possiamo quindi dire di aver compreso qual è una possibile direzione che ci porterà a sviluppare in primo luogo l’AGI, ossia un’intelligenza artificiale in grado di replicare le funzioni umane, ma ciò che verrà dopo non è al momento prevedibile. L’idea di un’AI in gradi di superare l’uomo (ASI) rimane al momento pura speculazione fantascientifica, e non deve quindi allarmare più di tanto, nonostante sia facile far volare l’immaginazione.

Attualmente sono stati fatti degli esperimenti per avere una prima e vera AGI funzionante, ma senza risultati definitivi. Baby AGI è infatti uno dei primi modelli in cui si è provato a far ragionare un sistema di riconoscimento del linguaggio, ma nel momento in cui il modello deve ragionare, nel vero senso del termine, si rischiano dei loop infiniti dal quale il modello stesso non riesce a uscire.

 

Concludendo, è sicuramente troppo presto per preoccuparsi dell’AI, ma è sicuramente interessante monitorare come questa tecnologia si evolve.