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linguaggi programmazione più importanti

I linguaggi di programmazione più importanti della storia

Ogni grande rivoluzione tecnologica ha avuto bisogno di un linguaggio per esprimersi. Se il codice è il DNA del software, allora i linguaggi di programmazione sono le lingue in cui è scritto il progresso. Da quelli che hanno dato vita ai primi sistemi operativi fino a quelli che oggi alimentano intelligenze artificiali e reti globali, i linguaggi di programmazione hanno plasmato il nostro modo di costruire il mondo digitale.

Non si tratta solo di strumenti tecnici, ma di modi di pensare, ciascuno con le sue logiche, sintassi e filosofie. Alcuni hanno fatto scuola, altri sono durati lo spazio di un decennio. Ma pochi — pochissimi — hanno segnato la storia in modo profondo, diventando punti di svolta per generazioni di sviluppatori.

Fortran: l’inizio della programmazione scientifica

Nel 1957, IBM rilasciò Fortran (Formula Translator), il primo linguaggio di programmazione ad alto livello destinato a diventare uno standard nel calcolo scientifico. Fortran fu rivoluzionario perché permetteva agli ingegneri di scrivere codice leggibile, senza dover gestire direttamente il linguaggio macchina.

Per decenni è stato il linguaggio principale in fisica, ingegneria e meteorologia. Molti dei modelli numerici ancora in uso nei supercomputer moderni hanno radici in codice Fortran. Ancora oggi, in ambiti di simulazione scientifica ad alte prestazioni, Fortran resiste silenziosamente come una colonna portante del calcolo numerico.

COBOL: il cuore (nascosto) del mondo bancario

Poco dopo, negli anni ’60, nasce COBOL (Common Business-Oriented Language), progettato per gestire dati strutturati nei sistemi aziendali. Il suo punto di forza era la leggibilità: la sintassi assomigliava all’inglese naturale, e questo lo rese ideale per sviluppatori non necessariamente informatici.

COBOL è stato adottato in massa da banche, assicurazioni e istituzioni pubbliche. Ancora oggi, milioni di righe di codice COBOL girano silenziosamente nei mainframe che gestiscono transazioni finanziarie e sistemi governativi. È uno dei linguaggi che ha contribuito a costruire l’infrastruttura invisibile del mondo moderno, anche se pochi oggi lo studiano a scuola.

C: il linguaggio da cui tutto è cominciato (davvero)

Negli anni ‘70, presso i Bell Labs, Dennis Ritchie sviluppò C. A differenza dei linguaggi precedenti, C offriva un equilibrio tra controllo a basso livello e portabilità. Permetteva agli sviluppatori di interagire direttamente con la memoria, ma con una sintassi più gestibile dell’assembly.

C è stato il linguaggio con cui è stato scritto Unix, ed è ancora oggi la base su cui poggiano sistemi operativi come Linux e Windows, così come interi settori embedded, automotive e robotici. Senza C, probabilmente non avremmo il Web, i telefoni o i satelliti moderni. È considerato “il padre” di molti linguaggi successivi, da C++ a Java.

Java: l’universalità del “write once, run anywhere”

Nel 1995, Sun Microsystems rilasciò Java, promettendo qualcosa che all’epoca sembrava utopico: scrivere un programma una sola volta, ed eseguirlo ovunque. Grazie alla Java Virtual Machine (JVM), Java divenne rapidamente lo standard per applicazioni web, software aziendali e sistemi mobili.

Java ha segnato l’epoca delle app multipiattaforma e ha aperto la strada a tecnologie come Android. La sua robustezza, la gestione automatica della memoria e l’enfasi sulla sicurezza lo hanno reso uno dei linguaggi più insegnati e usati al mondo, soprattutto in ambito enterprise.

Python: semplicità, potenza e intelligenza artificiale

Negli ultimi anni, Python è diventato il linguaggio simbolo della nuova era della programmazione. Nato nei primi anni ‘90, ha guadagnato popolarità grazie alla sua sintassi semplice e leggibile, ma ha conquistato il mondo con l’avvento del machine learning e della data science.

Oggi, Python è ovunque: nei laboratori di intelligenza artificiale, nelle startup di fintech, nei progetti open source e persino nei corsi scolastici. È il linguaggio che ha democratizzato l’accesso alla programmazione e alla scienza dei dati, abbattendo barriere tecniche e accelerando l’innovazione.

 

Ogni linguaggio di programmazione importante ha avuto il suo momento storico, il suo contesto, il suo pubblico. Ma ciò che li accomuna è la capacità di cambiare il modo in cui interagiamo con le macchine e con l’informazione. Fortran ha aperto la strada alla simulazione numerica. COBOL ha gestito il denaro. C ha costruito i sistemi. Java ha collegato le piattaforme. Python ha dato forma all’intelligenza.

Nel futuro, ne arriveranno altri. Alcuni promettono di rendere la programmazione accessibile a chi non ha mai scritto codice. Altri puntano a ottimizzare le performance nei sistemi quantistici. Ma una cosa è certa: i linguaggi di programmazione non sono mai solo codice. Sono specchi del nostro tempo, strumenti culturali, e motori silenziosi del cambiamento.